Trieste, 23 marzo 1848: l’insurrezione di Giovanni Orlandini

Trieste, 23 marzo 1848: quasi a mezzogiorno giunse da Venezia la notizia della sconfitta degli austriaci e della proclamazione della rinata Repubblica di San Marco. Venezia, infatti, aveva dichiarato guerra all’Austria.

Dopo un comizio popolare tenutosi la sera stessa nella sala del teatro Nazionale, un gruppo disarmato di liberali e mazziniani guidato da Giovanni Orlandini, il quale sventolava il tricolore, si mise in marcia verso il palazzo del Governatorato, per prenderlo d’assalto e proclamare la repubblica di San Giusto. Va notato che la polizia austriaca di Trieste aveva vietato l’utilizzo del tricolore.

Lapide in memoria del tentativo insurrezionale del 23 marzo 1848 promosso da Giovanni Orlandini.
Lapide in memoria del tentativo insurrezionale del 23 marzo 1848 promosso da Giovanni Orlandini, collocata in Piazza Verdi (Trieste) sulla facciata del teatro.

La Guardia Nazionale lasciò agire liberamente il gruppo rivoluzionario, mentre attendeva nella sala al pian terreno della Borsa: gli insorti, infatti, avevano il sostegno del comandante Giulio Grassi e di alcuni ufficiali, tra cui Antonio Gazzoletti, i quali probabilmente aspettavano il momento più opportuno per intervenire in supporto dei primi.

Giunti in piazza del Teatro, gridando «viva la repubblica» e agitando i cappelli, i dimostranti furono aggrediti da un gruppo costituito da «gente della plebe» e «armati dal governo».

La lapide sul teatro Verdi di Trieste.
La collocazione della lapide in memoria del tentativo insurrezionale del 23 marzo 1848.

Ci fu, dunque, un violento scontro tra le due fazioni. Orlandini fu atterrato dal capo delle bande di facchini assoldate dalle autorità austriache, ma una guardia riuscì a trarlo in salvo. Fu quello, infatti, il momento in cui la Guardia Nazionale si decise a intervenire, facendo disperdere i dimostranti e ristabilendo l’ordine.

La manifestazione guidata da Orlandini fallì per più motivi; mancarono «la determinazione di una meta ben precisa e visibile, l’adeguata preparazione, i tempestivi accordi con i patriotti delle terre vicine, la scelta del momento opportuno, l’apprestamento delle armi, la parola d’ordine, il simbolo, che trascinassero la folla». Influì, inoltre, la situazione militare di Trieste allo scoppio della Prima guerra d’indipendenza: la città era circondata dalle truppe austriache, che erano state ammassate in tutta la Venezia Giulia e in particolare lungo la linea dell’Isonzo. Ebbe un esito frenante anche l’avversità di parte della borghesia nei confronti dell’eventuale insurrezione e della costituzione di una repubblica, che minacciavano la sua tranquillità e gli affari.

Nonostante l’insuccesso, la valenza dell’insurrezione fu comunque notevole, perché si trattò della prima espressione evidente della «volontà italiana di Trieste contro lo straniero» e ispirò i movimenti irredentistici successivi.


I testi qui sopra sono tratti e adattati da:
Pamela Tedesco, Alle radici dell’Irredentismo: Il principio della priorità delle origini, Lega Nazionale, Trieste 2020, pp. 53-58. È vietata ogni forma di riproduzione.

Ecco un filmato in cui la ricercatrice storica Pamela Tedesco racconta dell’insurrezione del 23 marzo 1848 guidata da Giovanni Orlandini:

Biografia di Giovanni Orlandini: estratto dalla presentazione del libro “Alle radici dell’Irredentismo: Il principio della priorità delle origini” (Barcola, Trieste, 29 giugno 2022).
Trieste, 23 marzo 1848: l’insurrezione di Giovanni Orlandini

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